Asia-Pacific contrastata. A Tokyo Nikkei 225 perde lo 0,16%
pubblicato:Dopo una partenza d'ottava di nuovo in sell-off per Wall Street (peggiore dei tre principali indici newyorkesi il Nasdaq Composite, deprezzatosi del 2,55% venerdì), alla riapertura degli scambi sui mercati asiatici la tendenza in negativo si è fatta più contrastata. Principale fattore ribassista gli ennesimi attacchi di Donald Trump contro la Federal Reserve (Fed), con quelle che sono state finora le più esplicite minacce di licenziamento per il chairman Jerome Powell. Dopo due mesi di presidenza i mercati continuano a scontare la discutibile politica dell'amministrazione Trump a partire ovviamente dalla guerra commerciale. Incertezze che hanno innescato non solo il sell-off a Wall Street ma anche una fuga degli investitori da Treasury e dollaro (il biglietto verde si è deprezzato di oltre il 9% nel 2025). E come nota la Cnbc, l'esodo dagli asset Usa potrebbe riflettere una più ampia crisi di fiducia, con potenziali ricadute come l'aumento dell'inflazione importata. Il clima contrastato per la regione si concretizza intanto in un indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, che si muove poco sopra la parità.
Sul fronte valutario il Dollar Index Spot, paniere che monitora la divisa Usa nei confronti delle altre dieci maggiori monete del mondo, è in arretramento di un ulteriore 0,20% a fronte di un rimbalzo di circa lo 0,50% per lo yen sul biglietto verde. A Tokyo il Nikkei 225 perde lo 0,16% (andamento sostanzialmente uguale per l'indice più ampio Topix, deprezzatosi dello 0,13%), dopo il declino dell'1,30% di lunedì (1,18% il Topix). Sul fronte macroeconomico, in marzo il tasso d'inflazione è sceso in Giappone sul 3,6% annuo dal 3,7% di febbraio. L'inflazione core è salita sul 3,2% annuo dal 3,0% precedente, in linea con il consensus di Reuters. Il tasso d'inflazione core elaborato dalla Bank of Japan (BoJ) è invece rimasto invariato sul 2,2% annuo già registrato in gennaio e febbraio, contro il rialzo sul 2,4% atteso.
La People's Bank of China (PboC) lascia ancora stabile il loan prime rate annuale al 3,10% dopo averlo tagliato di 25 punti base in ottobre e prima ancora di 10 punti base in luglio. Il loan prime rate a cinque anni è stato parimenti confermato sul 3,60% raggiunto in ottobre. La decisione era stata prevista dall'87% degli economisti del consensus di Reuters. Come nota la Cnbc, la PboC sembra concentrata nello stabilizzare lo yuan nel pieno della guerra commerciale di Trump contro Pechino. Tutte in positivo le piazze cinesi. A meno di un'ora dallo stop agli scambi Shanghai Composite e Shenzhen Csi 300 guadagnano circa lo 0,40% e lo 0,20% rispettivamente, contro uno Shenzhen Composite appena sopra la parità. Bene Hong Kong: l'Hang Seng è infatti in crescita di circa lo 0,60% (fa poco peggio l'Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell'ex colonia britannica per la Corporate China, con un rialzo intorno allo 0,50%). A Seoul è di circa lo 0,20% la contrazione del Kospi, mentre a Sydney l'S&P/ASX 200 ha limitato allo 0,03% la sua flessione in chiusura.
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