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Pensione di reversibilità INPS, quando si perde o si riduce l’importo?

di Chiara Turano pubblicato:
4 min

Non sempre la pensione di reversibilità spetta o rimane inalterata nell'importo. In molte circostante si perde o l'INPS ne riduce l'importo: ecco quando ciò avviene.

Pensione di reversibilità INPS, quando si perde o si riduce l’importo?

La domanda "Quando si perde la pensione di reversibilità?" è frequente tra i beneficiari di questo trattamento pensionistico, soprattutto tra i coniugi rimasti vedovi. Questo perché la prestazione può infatti essere revocata o subire riduzioni dell'importo erogato in determinate circostanze.

Ma in quali casi si perde o si riduce nell’importo e a cosa fare attenzione? Scopriamoli insieme.

Pensione di reversibilità INPS, quando può essere revocata e ridotta

Senza troppi giri di parole, andiamo subito a vedere i casi che possono compromettere il riconoscimento della pensione in questione.

Prima, però, è importante fare delle precisazioni, questo perché, contrariamente a quanto molti potrebbero pensare, stiamo parlando di un beneficio che può essere oggetto di modifiche nel corso del tempo, dettate dal sopraggiungere di varie circostanze. Tali variazioni comportano:

  • la revoca: l’INPS può sospendere completamente i pagamenti della pensione di reversibilità (es. il coniuge vedovo che convola a nuove nozze);

  • la riduzione: l’INPS può procedere ad una decurtazione degli importi della pensione di reversibilità rispetto a quelli inizialmente percepiti (es. se la condizione economica del percettore dell’assegno pensionistica migliora rispetto al passato).

Pensione di reversibilità, in quali casi si perde: quando scatta la revoca

Ritorniamo a noi andando ad esaminare i casi in cui si perde la pensione di reversibilità. Diverse sono le situazioni che portano alla perdita del trattamento pensionistico. L’INPS fa scattare la revoca della pensione di reversibilità al presentarsi delle seguenti circostanze:

  • nuove nozze del coniuge superstite: il coniuge rimasto vedovo perde il diritto alla pensione se si risposa.

  • venir meno della condizione di inabilità: nel caso in cui il percettore dell’assegno esce dallo stato di inabilità.

  • fine degli studi e avvio di un lavoro per i figli a carico fino ai 21 anni: quando i figli terminano gli studi e iniziano a lavorare, perdono il diritto alla pensione di reversibilità.

  • compimento dei 26 anni dei figli.

  • nuovo trattamento pensionistico per i genitori: se i genitori ottengono il riconoscimento di un'altra pensione, la reversibilità può essere sospesa.

  • matrimonio di fratelli o sorelle non coniugati: se fratelli o sorelle non sposati che percepiscono la pensione si sposano, perdono il diritto alla reversibilità.

Pensione di reversibilità: quando e perché viene ridotta

La pensione di reversibilità non viene sempre pagata per l’importo complessivo percepito in passato dal defunto beneficiario.

Per esempio, un coniuge vedovo senza figli minori o inabili percepisce poco più della metà (60%) di questo importo, con diverse percentuali stabilite dall'INPS in altre situazioni. Inoltre, le somme possono diminuire nel tempo. Ma quando e perché avviene questo taglio?

La pensione di reversibilità può essere ridotta se il beneficiario percepisce redditi propri. L'INPS tiene conto dei redditi complessivi per dare seguito ad eventuali tagli, ma non solo.  

La pensione può essere ridotta quando i figli superano determinati limiti anagrafici, terminano gli studi, o quando una persona a carico esce dallo stato di inabilità. 

Ogni anno, l'INPS determina specifici limiti reddituali che possono portare a riduzioni nella pensione di reversibilità, in base alla rivalutazione delle pensioni per costo della vita e inflazione. 

Per quest’anno, 2024, sono state fissate quattro soglie:

  • fino a 23.345,79 euro annui: nessuna riduzione.

  • da 23.345,80 a 31.127,72 euro annui: riduzione del 25%.

  • da 31.127,73 a 38.909,65 euro annui: riduzione del 40%.

  • superati i 38.909,66 euro annui: riduzione del 50%.

 Attenzione, però, perché stando a quanto confermato dalla sentenza della Corte Costituzionale numero 162 del 20 giugno 2022, le riduzioni applicate non possono superare il valore complessivo dei redditi aggiuntivi, in caso di cumulo della reversibilità e altri redditi del beneficiario.

 

 

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