Prysmian, strappo al ribasso dopo i conti
pubblicato:Numeri sono positivi, ma dopo più di un anno di rialzi le prese di beneficio sempre più spesso prevalgono su questo titolo. Il prossimo catalizzatore sarà il capital market day del prossimo marzo. Attese le strategie e le novità sulla quotazione a New York, intanto il dividendo sale ancora
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Brutti segnali da Prysmian, il titolo non prende bene i risultati del 2024 e dell’ultimo trimestre e torna a quota 60,38 euro con un rally al ribasso del 7,16%, dopo un affondo a quota 58,42 euro. I volumi sono anche superiori alla media, non promette bene.
Eppure – diciamolo – il 2024 è andato molto bene per Prysmian e anche la guidance, che è stata giudicata in parte inferiore al consensus, non è malaccio. Il problema, forse, è semplicemente che il titolo ha fatto un +46,8% in un anno e quindi il mercato è spesso alla finestra per un take profit.
Prysmian, risultati in forte crescita
È vero che la crescita organica dei ricavi di Prysmian l’anno scorso è stata di appena lo 0,5%, ma è anche vero che invece il balzo dei ricavi “reported” da 15,35 a 17,02 miliardi di euro significa una performance dei ricavi del 10,9% quasi. Il +18,4% dell’ebitda adjusted a 1,927 miliardi e il +37,8% dell’utile netto di gruppo (729 milioni) non possono che destare approvazione.
Il grande tema viene però su altri fronti, quelli del debito collegato soprattutto all’acquisizione della statunitense EncoreWire: siamo passati da 1,18 miliardi a 4,29 miliardi di euro, quindi sostanzialmente da una leva finanziaria (PFN/Ebitda adj.) di 0,73x a una di 2,23x. Sempre molto poco, sia chiaro, come conferma il balzo degli utili, ma comunque uno dei temi contabili del gruppo Prysmian senza dubbio.
Oltretutto il colosso dei cavi ha sottolineato che sul fronte della crescita organica c’è stata un’accelerazione del 6,9% nel quarto trimestre e questo è sicuramente molto importante in una fase delicata come questa.
Prysmian, le incognite americane
Il mercato da mesi si chiede infatti se i dazi di Trump incoraggeranno il business di Prysmian che si è appunto molto esposta al mercato Usa anche in termini di produzione.
Un potenziale appeal che si scontra invece con la frenata di Trump sul green che poi è il mercato chiave di Prysmian che facendo cavi lavora molto con impianti da rinnovabili e transizione energetica.
In realtà le cose sono molto più complicate di così perché poi ovviamente i cavi elettrici di Prysmian servono dappertutto, anche nell’industria manifatturiera che Trump vuole rilanciare, anche nei server per l’intelligenza artificiale su cui il gruppo guidato dal CEO Massimo Battaini ha detto di volere puntare.
Fra l’altro la prevista quotazione a New York potrebbe sparigliare le carte sulla liquidità del titolo e sulle sue valutazioni.
Prysmian, capital markets day il 26 marzo, intanto la cedola sale
Il mese prossimo il Capital Markets Day nella Grande Mela sarà forse un evento più importante di quello dei risultati di oggi.
Intanto gli azionisti si giovano da subito di un aumento della cedola del 14,3% a 80 centesimi (il 22 aprile dovrebbe andare in stacco per un ammontare complessivo di 229 milioni di euro). Il business è solido e redditizio. Il free cash flow è balzato del 40% a 1,011 miliardi di euro.
Le prospettive sono comunque di crescita. La contrastata guidance 2024 prevede un ebitda adjusted di 2,3 miliardi e un free cash flow di 1 miliardo di euro (sono i midpoint). Si prevede quindi un flusso di cassa stabile (o in leggero calo) dopo un ebitda in miglioramento, quindi investimenti. Ma per la strategia bisognerà appunto attendere il Capital Markets Day newyorkese del 26 marzo 2025.
Prysmian, il nuovo strappo al ribasso conferma: titolo pericoloso
Intanto un po’ di prudenza farà bene. Il titolo con il -6,92% di queste ore a 60,54 euro conferma la capacità di bruschi strappi al rialzo e con i minimi odierni (€ 58,4) ha anche violato i supporti dei 59,1 euro ponendo le basi per approfondimenti a 55,42 e forse addirittura a 52,44 euro, dove incontrerebbe il 50% di ritracciamento di tutto il movimento fatto dall’ottobre del 2023 e i top di inizio 2025 sugli ormai lontani 72,76 euro.
La cautela dunque rimane fondamentale per ogni approccio valutativo sul titolo.